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Lorez Alexandria: qualche curiosità e le ultime incisioni

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Altri due capolavori compaiono nel contratto con la King Records: The Band Swings Lorez Sings e Singing Songs That Everyone Knows (intitolato anche Standards with a Slight Touch of Jazz). Nel primo dei due la voce spicca su un tappeto orchestrale segnando la prima cooperazione tra la cantante e un’orchestra. La sua capacità di swingare, scattare e parafrasare le linee testuali è tale da renderla paragonabile ai timbri di Carmen McRae o Sarah Vaughan.

Lo “storytelling” di Lorez

Alla richiesta di descrivere cosa ha reso così speciale il suo modo di cantare, afferma di essere una storyteller, una cantastorie. Riconosce di lavorare a fondo sulla dizione, affinché le parole del testo vengano percepite chiaramente dall’ascoltatore.

Negli anni ‘60 Lorez si trasferisce a Los Angeles, dove continua a crescere come leader vocale esibendosi in locali come The Parisian Room e Marla’s Memory Lane. Durante questo periodo inizia a collaborare con la Impulse! Records, etichetta nota per le registrazioni di John Coltrane. Qui incide album memorabili come Alexandria the Great (1964) e More of the Great Lorez Alexandria.

Interessante ciò che riferisce durante un’intervista a DownBeat: “[…] The Gospelizing or use of so-called “soul” singing – that sort of thing – has become very large in the business. [But] I’m not a shouter and I’m not a Gospel singer. I wasn’t a Gospel singer when I was singing in the church. I can’t yell; I can’t do this other thing. But I was effective…  Anybody can sing spiritually without being labeled a Gospel singer.” – “Il “Gospelizing” – o l’uso del cosiddetto cantare “soul” – è diventato molto comune nel business. Ma non sono una “urlatrice” e non mi definisco una cantante gospel. Non lo ero neanche quando cantavo in chiesa. Non so urlare; non lo so proprio fare. Tuttavia il mio modo di cantare era efficace… Chiunque può cantare in modo spirituale senza essere etichettato come un cantante Gospel.”.

Star Eyes

La sua ultima opera viene rilasciata nel 1996 dalla Muse Records e prende il titolo di Star Eyes. Ecco comparire ancora una volta My one and only love, già brillantemente e finemente presente in Alexandria The Great. Houston Person è al sax tenore, Bruce Forman alla chitarra, Stan Hope al piano, Peter Weiss al contrabbasso e Michael Carvin alla batteria. Lorez Alexandria ha qui il compito di dipingere la tela del quadro e apporre tutti i segni, gli abbellimenti e le fioriture melodiche che desidera. Nonostante l’opera d’arte appena compiuta, Lorez viene colpita da un ictus che la costringe a ritirarsi dalle scene a metà anni ’90.

Qualche tempo dopo, nel 2001, Alexandria muore in una città della contea di Los Angeles, Gardena.

È la critica a definirla come “One of the most gifted and underrated jazz singers of the twentieth century.” – “Una delle cantanti jazz più talentuose e sottovalutate del ventesimo secolo.”.

Ascoltiamoci la sublime Lush life (Billy Strayhorn) nell’interpretazione di Lorez, dall’album Standards with a Slight Touch of Jazz:

Bibliografia e siti consultati:

Linda Dahl, Stormy Weather: The Music and Lives of a Century of Jazzwomen, Proscenium Publishers, 1984.

Jon Thurber, Lorez Alexandria; Jazz Singer Noted for Style, 24 maggio 2001, in «Los Angeles Times», www.latimes.com

David Brent Johnson, Alexandria the Great, Night Lights Radio Program, Indiana Public Media, 2005.

www.allaboutjazz.com

www.allmusic.com

www.discogs.com

www.youtube.com

www.last.fm

www.wbssmedia.com

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