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Mary Lou Williams: “The little piano girl of East Liberty”

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Atlanta, Georgia, 8 maggio 1910

Durham, Carolina del Nord, 28 maggio 1981

Mary Lou Williams e Melba Liston (trombonista)

“You got to play, that’s all… working with men… you automatically become strong… though that doesn’t mean you’re not feminine.”  – “Devi suonare, ecco tutto… lavorare con soli uomini… diventi immediatamente forte… questo non significa però che tu non sia femminile.”.   

Mary Lou Williams

L’infanzia e l’adolescenza di Mary Lou

Mary Lou Williams, nata Mary Elfrieda Scruggs, è una pianista jazz, compositrice e arrangiatrice nata ad Atlanta, Georgia, nel maggio 1910, seconda di otto figli. Passa la sua infanzia e adolescenza a Pittsburgh, in Pennsylvania, città in cui si trasferisce con la madre per sfuggire alla povertà del sud rurale. Ancora oggi la città è a lei “consacrata” e ovunque si parla di lei.

Tutto il suo lavoro, così come le sue composizioni, è ad oggi poco analizzato e studiato dai musicisti, ma questo non impedisce che l’artista abbia un ruolo fondamentale ed insuperato nella storia del jazz, nonché che rappresenti in quel campo una delle figure femminili di maggiore influenza.

Fin dalla tenera età è un prodigio musicale ed in questo viene incoraggiata dalla madre che le insegna a suonare il pianoforte dall’età di tre anni e a sei è lei stessa ad esortare i fratelli e le sorelle a dedicarsi alla musica. L’anno dopo Mary Lou si ritrova ad esibirsi pubblicamente e dai dodici anni a tenere concerti “on the road”, mentre nella sua città viene soprannominata “The little piano girl of East Liberty”.

È all’età di quindici che Williams comincia ufficialmente la sua professione di musicista. La musica per lei era sia un rifugio che un veicolo per diffondere amore nelle comunità contraddistinte dalla paura a causa della separazione razziale e anche in quelle che non vedevano di buon occhio lei e la sua famiglia, come i vicini di casa bianchi che, si racconta, lanciavano mattoni attraverso le loro finestre.

Nella ormai classica biografia di Mary, scritta nel ’99 da Linda Dahl, si leggono alcune parole della pianista al riguardo: “Guardandomi indietro, noto che la mia musica fungeva da scudo, preservandomi dall’essere cosciente dei molti pregiudizi che potevano esserci. Ero completamente assorbita dalla mia musica. Poche altre cose importavano per me.”. Queste “poche altre cose” erano per lei la famiglia ed il senso della comunità, che si esprimevano nel cercare di offrire tutto il suo aiuto a parenti e musicisti-colleghi in difficoltà.

Qualche curiosità

Nel lavoro di Deanna Witkowski “Music for the soul” si legge che l’ostetrica che l’ha fatta nascere ha riferito alla madre Virginia Riser che la figlia era nata con un “velo” (una piccola membrana di placenta) sopra i suoi occhi. Nella cultura afro-americana si narra che i bambini nati con questo velo godono dell’abilità di “vedere” cose che gli altri non riescono a scorgere. Le sue frequenti visioni dunque, aggiunte al suo precoce talento musicale hanno contribuito alla connotazione di Mary come “diversa” e a far crescere la sua identità forte e dotata di grande consapevolezza.

Siccome la madre aveva preso lezioni di pianoforte da un’insegnante professionista e aveva per questo perso l’abilità di improvvisare, la figlia viene intimata a non commettere lo stesso errore, tanto che Mary negli anni a venire radica nella sua filosofia il pensiero che il jazz non può essere imparato formalmente. Dopo gli insegnamenti della madre, diviene infatti autodidatta.

La formazione musicale e pianistica

Il vero padre della pianista è Joseph Scruggs, che non sarà conosciuto dalla piccola. Quest’ultima passerà invece molto tempo con il patrigno Fletcher Burley, che, appassionato di blues e boogie-woogie, incoraggerà Mary a suonare e a comporre, acquistandole un pianoforte. È in questo periodo che impara pezzi classici così come assoli del pianista ragtime Jelly Roll Morton e dell’inventore dello stride piano, James P. Johnson.

Anche a scuola attira l’attenzione degli insegnanti, che le permettono di suonare marce, boogie-woogie e improvvisare su pezzi popolari.

Un altro supporto giunge dal cognato di Mary, Hugh Floyd (nella cui casa si trasferisce dopo il suo matrimonio con la sorella), sassofonista amatoriale che spesso accompagna la giovane nell’Hill District, il centro culturale e musicale afroamericano di Pittsburgh, in cui la musicista ascolta performers di vaudeville e musicisti locali come Earl “Fatha” Hines. Un musicista che avrà una grande influenza su di lei è Jack Howard, che le spiega come utilizzare la sua mano sinistra al piano in modo più accentuato rispetto alla mano destra, perché come lei stessa dichiara è “lì che risiedono il beat e il feeling. [La mano sinistra] deve essere come una batteria che tiene un ritmo costante”. I pianisti che ascolta e che vede intorno a lei sono quasi tutti uomini, ma una pianista di Chicago diventerà una delle maggiori ispirazioni di Mary, Lovie Austin, artista che si esibiva regolarmente in un teatro della Frankstown Avenue.

Nel 1924 Williams si iscrive alla Westinghouse High School, scuola superiore che vede passare tra le sue mura numerosi altri musicisti jazz come Earl Hines, Billy Strayhorn, Erroll Garner…, ma abbandona presto gli studi per partecipare ad uno show itinerante di vaudeville dal nome “Hits and Bits”. Tornata in città comincia ad esibirsi in piano solo e con band locali in vari clubs presenti nell’East Liberty o nell’Hill District, per spesso concludere le jam a Subway, un club della Wylie Avenue.

Nel 1925 a Chicago conosce con grande gioia il suo idolo Lovie Austin e il trombettista e cantante Louis Armstrong.

La vita privata

A Cincinnati un certo John Williams, sassofonista tenore, si aggiunge al gruppo in cui suonava Mary Lou e, dopo averla sentita improvvisare, comincia a corteggiarla. Dopo un iniziale rifiuto, ella cede alle avances di John, anche convinta che la madre non le avrebbe permesso di continuare a suonare e a viaggiare se non avesse avuto una protezione maschile.

In future interviste Mary e John affermano che essi non erano così innamorati. Comunque sotto la direzione del sassofonista il gruppo di Mary diventa un sestetto e prende il nome di Syncopators, che decolla a New York nel 1926.

Nel novembre del ’26 John e Mary formalizzano il loro matrimonio, nonostante i due fossero in difficoltà economiche. Nel ’28 mentre la coppia si trova a Memphis Mary accetta addirittura la mansione di autista di un carro funebre, pur di guadagnare qualche soldo. Intanto il marito si unisce ad una band che cercava notorietà nel Midwest, il Clouds of Joy, il cui leader era Andy Kirk e, raggiunta Pittsburgh, in cui Mary era tornata per la morte del patrigno, le domanda di seguire il suo nuovo gruppo a “Kaycee” (così Kansas City – Missouri – era chiamata ai tempi).

Mary Lou Williams con Andy Kirk

Le avventure nella città paradisiaca, Kansas City, e le più celebri composizioni della pianista

Per Mary questa nuova città diventa una “città paradisiaca”, con “musica dappertutto nei quartieri neri” anche se mista ad alcol, gioco d’azzardo e prostituzione. Offriva quindi grandi opportunità lavorative ai musicisti. La pianista diviene così parte della distintiva scena jazzistica di Kansas City, profondamente influenzata dal blues, così come dal virtuosismo e dalla libertà dei musicisti improvvisatori. In quel periodo ella matura nuove idee compositive grazie all’ascolto delle grandi big bands dell’East Coast come quella di Fletcher Henderson e quella di Andy Kirk nel settembre del ’29. Con quest’ultimo comincia ad avere frequenti contatti e il bandleader e sassofonista le insegna come arrangiare brani per la band, cosa che la pianista comincia a fare periodicamente.

Alcuni pezzi da lei composti sono Walkin’ and Swingin’, Little Joe from Chicago e Mary’s Idea. Nonostante Williams non facesse parte della band di Kirk, che aveva già un pianista stabile, la giovane appena diciassettenne era stimata dal leader, dai musicisti e dai dirigenti di una casa discografica di Chicago (la Brunswick and Vocalion) che stavano cercando una band e, quando il pianista dei Clouds of Joy non si presenta alle giornate di registrazione per ben due volte, Kirk prima e il manager dello studio dopo, invitano Mary al piano.

Durante il suo viaggio verso la città dell’Illinois, la pianista viene molestata dall’autista del treno. Nonostante questa non fosse l’unica sua esperienza di abuso sessuale e fosse scossa dopo il terribile evento, corre immediatamente allo studio per registrare. Prima di suonare con la band, vengono registrate due sue improvvisazioni in solo: Night life e Drag’em. Mentre Mary prende ufficialmente posto nel gruppo, lavora come arrangiatrice freelance per figure come Earl Hines, Benny Goodman e Tommy Dorsey.

Nel 1937 produce “In the Groove” per la Brunswick e in quel periodo il capo orchestra Benny Goodman le chiede di scrivere un blues per la sua band. Il risultato è “Roll ‘Em“, un boogie-woogie basato sulla progressione del blues. Goodman le proporrà di metterla sotto contratto per scrivere per lui ma l’artista rifiuterà.

Ti propongo l’ascolto di Night life:

E di Roll’ Em:

…To be continued…

Ti invito a leggere i prossimi due articoli per scoprire qualche curiosità in più su Mary Lou!

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