Gli anni ’50 e la conversione
Nel 1952 Williams si reca in Europa, rimanendovi per due anni. È in questo tempo che Mary sperimenta una profonda stanchezza mentale e fisica, tale da farle decidere di prendersi una pausa dalla estenuante vita da jazzista.
Tornata negli Stati Uniti, due anni dopo, si converte al cattolicesimo. Oltre a trascorrere diverse ore a partecipare alla Messa, dedica le sue energie alla Bel Canto Foundation, uno sforzo che ha iniziato utilizzando i suoi risparmi per trasformare il suo appartamento a Hamilton Heights in una casa di riabilitazione per i poveri e i musicisti che erano alle prese con la dipendenza. La sua pausa dalle scene potrebbe anche essere stata indotta dalla morte del suo amico e studente Charlie Parker nel 1955: il gigante del sassofono che ha lottato con la dipendenza per la maggior parte della sua vita.
Padre John Crowley e padre Anthony hanno poi cercato di convincere Williams a tornare a suonare; così ha fatto anche Dizzy Gillespie, spingendola ad esibirsi con la sua band al Newport Jazz Festival del 1957.
Negli anni ’60 Padre Peter O’Brien, un sacerdote cattolico, diviene suo amico e manager. Dizzy la presenta anche al vescovo di Pittsburgh, John Wright. O’Brien l’aiuta a trovare nuovi locali per le esibizioni jazz, in un periodo in cui non più di due club a Manhattan offrivano jazz a tempo pieno. Oltre al lavoro nei club, Williams suona nei college, forma una propria etichetta discografica e case editrici, e fonda il Pittsburgh Jazz Festival (con l’aiuto del vescovo) oltre ad apparire in televisione.
Il vescovo Wright le permette di insegnare alla Seton High School, dislocato nel lato nord della città. È lì che Mary scrive la sua prima Messa, chiamata “The Pittsburgh Mass”. Williams diviene dunque la prima compositrice jazz chiamata dalla Chiesa per comporre musica liturgica in un linguaggio jazzistico.
Il ritorno alla composizione
Sono gli anni ’60 che vedono il suo ritorno ufficiale alla composizione, concentrandosi in particolare sulla musica sacra, gli inni e le messe, sempre in chiave jazzistica. Importante è citare la Messa “Black Christ of the Andes”, oppure “Mass for Peace”, commissionata dal Vaticano e registrata nel ’68, successivamente ripresa come “Mary Lou’s Mass” nel 1971.
Nel corso degli anni settanta la sua carriera rifiorisce e l’artista incide numerosi album anche in piano solo. Dopo aver suonato al Monterey Jazz Festival nel ’65, vi ritorna nel 1971 e successivamente si esibisce al The Cookery, un nuovo club del Greenwhich Village. Il ’77 la vede protagonista con il pianista d’avanguardia Cecil Taylor alla Carnegie Hall, in un concerto pubblicato poi su un album dal vivo intitolato “Embraced”.
Dal ’77 all’81 Mary è artista residente alla Duke University, dove insegna storia del jazz con Padre O’Brien e dirige il Duke Jazz Ensemble.
“Solo Recital” (Montreux Jazz Festival, 1978) è la sua ultima registrazione, creata tre anni prima della sua morte: è un medley contenente spirituals, brani di ragtime, blues e pezzi swing.
Nel 1980 fonda la “Mary Lou Williams Foundation”, in cui riporta tutti gli sforzi intrapresi negli anni della Bel Canto e vi continua le sue opere caritatevoli e la diffusione di ciò che era per lei una costante filosofia di vita: la cultura jazzistica.
L’anno successivo Mary Lou Williams muore di cancro alla vescica a Durham, nella Carolina del Nord, all’età di 71 anni. Dizzy Gillespie, Benny Goodman e Andy Kirk partecipano alla sua cerimonia funebre nella Chiesa di St. Ignatius Loyola.
“I’m fighting for the freedom of jazz and for the freedom people hear in it.” – “Lotto per la libertà del jazz e per la libertà che le persone avvertono in esso.”.
– Mary Lou Williams (Harold V. Cohen, At random, Pittsburgh Post-Gazette, 5 giugno 1964).
Ti consiglio di ascoltare la bellissima versione di It ain’t necessarily so (George Gershwin, Ira Gershwin), da Black Christ of the Andes:
Bibliografia e siti consultati:
Fabu Phillis Carter, Remember me, Mary Lou Williams in poetry, Fabu Phillis Carter, 2019.
Linda Dahl, Morning glory, A biography of Mary Lou Williams, University of California Press, 1999.
Tammy L. Kernodle, Soul on soul, The life and music of Mary Lou Williams, University of Illinois Press, 2004.
Deanna Kitkowski, Mary Lou Williams, Music for the soul, Liturgical Press, Collegeville, Minnesota, 2021.